FILEMONE E BAUCI
(Dalle “Metamorfosi di Ovidio)
PERSONAGGI:
Zeus : (il padre degli dei e degli uomini)
Ermes : (l’accompagnatore e messaggero)
Filemone : (marito e compagno di Bauci)
Bauci : (moglie e compagna di Filemone)
Trama
Un giorno‚ Zeus ed Ermes scesero sulla Terra per vedere come vivessero gli uomini. Travestiti da mendicanti, i due dei bussarono alla porta di molte case, ma nessuno volle dare loro cibo, né ospitarli. Alla fine‚ giunsero ad una piccola capanna col tetto di paglia e canne, situata nella Frigia, una regione dell’Asia minore. Quando i due finti mendicanti bussarono alla porta, vennero accolti da un’anziana coppia di sposi: Filemone e Bauci, che divisero con gli dei il loro modesto pasto: qualche uovo, legumi, miele e un po’ di vino.
Mentre mangiavano accadde però un fatto strano: la giara che conteneva il vino sembrava non svuotarsi mai. I coniugi, accortisi che i loro ospiti non erano comuni mortali, si scusarono per il misero pasto e proposero di cucinare la loro unica oca che faceva la guardia alla capanna. Essendo essi anziani, non riuscirono ad afferrare l’oca. Zeus ed Ermes, commossi dalla bontà dei due sposi, rivelarono la loro identità ed aggiunsero che si sarebbero vendicati degli uomini malvagi, mentre loro sarebbero stati ricompensati. I due dei chiesero alla coppia di accompagnarli in cima ad una collina‚ che si trovava nelle vicinanze. Gli anziani coniugi seguirono le divinità e videro tutto il paese inondato da una pioggia torrenziale. Sotto i loro occhi la misera capanna si trasformò in un tempio dalle colonne di marmo con il tetto d’oro.
Zeus chiese ai due vecchietti quale fosse il loro più grande desiderio: essi risposero che avrebbero voluto vivere nel tempio del dio per custodire il suo santuario, ma lo pregarono di non essere mai separati, anche dopo la morte. I due sposi morirono insieme: Filemone fu trasformato in quercia e Bauci in tiglio, due alberi dai rami intrecciati che spuntavano da un unico tronco.
Come vecchiezza
avanti trascinasse‚
con Ermes giunse
il padre degli dei.
Qual seme fosse l’uomo
volea scoprire‚
sedendo alla sua mensa
e poi partire.
Ma ovunque si fermava
era scacciato‚
quale ospite sgradito
era trattato.
Con l’ira che cresceva
a dismisura‚
fermòssi a riposar
nella pianura.
A una povera capanna
egli bussò‚
dove una coppia
viveva con amore‚
gli fu aperto
e tosto ei v’entrò‚
confortato dal sorriso
e dal gran cuore.
Di paglia era il tetto
e canne ai muri‚
ma luce rischiarò
i visi scuri:
divisero legumi
il miele e il vino‚
mortificandosi
per tanta povertà‚
Filemone a Bauci
era vicino‚
ciascuno gareggiava
per bontà.
L’oca‚ temendo allor
per la sua vita.
corse da Giove
a chiedere pietà
ed ei commosso
senza più indugiare
svelò ai due sposi
la sua identità.
-Ditemi‚ dunque‚
figli miei diletti!
Qual premio posso dare
a voi quaggiù?-
-Nulla ci occorre‚
abbiamo il nostro amore‚
che ci fa ricchi
come voi lassù‚
sol di una cosa
potremmo esser grati‚
spegnerci insieme
come un solo fiato.
Noi non potremmo
sopportar l’attesa
di ricongiungerci
nel regno di Plutone‚
la sposa mia
è l’unica ragione
di questa e quella vita:
è la mia Giunone.
(EPILOGO)
Acconsentì
l’illustre commensale
e li condusse in alto
sopra un monte;
punì degli uomini
la poca umanità
e diede a loro premio
per la bontà:
dalla capanna
venne fuori un tempio
dalle colonne di marmo
e il tetto d’oro.
Da quel momento
fu la loro casa
i custodi di quel luogo
consacrato.
Quando arrivò
la fine della vita‚
divennero un sol tronco‚
con due chiome.
Ancora oggi‚quando soffia il vento
la quercia dice al tiglio‚
ogni momento‚
-Tu sei la vita‚ sei il mio amore!-
Franco
Pastore