LEONARDO DA VINCI

 

Ita de Leonardo ignotus, anno 1542, dixit: «Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira....et fu valentissimo in tirari et in edifizi d'acque, et altri ghiribizzi, né mai co l'animo suo si quietava, ma sempre con l'ingegno fabricava cose nuove.»

     

          Fu figlio naturale di Caterina e di ser Piero di Antonimo, il 15 aprile del 1452. Alla morte del nonno Antonio ,novantaseienne, nel 1468, Leonardo ha 17 anni ed eredita i suoi beni con la nonna Lucia, il padre Piero, la matrigna Francesca, e gli zii Francesco e Alessandra. L'anno dopo la famiglia del padre, divenuto notaio della Signoria fiorentina, è domiciliata in una casa fiorentina,  in via dei Gondi. Nel 1470 Leonardo è apprendista nella bottega del Verrocchio, gia frequentata dal Botticelli, dal Ghirlandaio, dal Perugino e da Lorenzo di Credi.Nella Compagnia dei pittori fiorentini di San Luca Leonardo è menzionato per la prima volta nel 1472; il 5 agosto 1473 Leonardo data la sua prima opera certa, il disegno con una veduta a volo d'uccello della valle dell'Arno, oggi agli Uffizi. Intorno a quest'anno dovrebbe essere datato anche l'angelo, e il paesaggio del Battesimo di Cristo degli Uffizi; il complesso dell'opera è stato attribuito al Botticini, al Verrocchio e a Botticelli. Proviene dalla bottega del Verrocchio la contemporanea Annunciazione, degli Uffizi, ma sulla sua paternità - se pure può considerarsi di unica mano - la critica si è divisa fra i nomi degli allievi Leonardo e Domenico Ghirlandaio. Ma l'Angelo annunciante appare prossimo alla fattura dell'angelo del Battesimo ed esistono due disegni certi di Leonardo, uno Studio di braccio alla Christ Church di Oxford e uno Studio di drappeggio al Louvre che fanno preciso riferimento, rispettivamente, all'arcangelo e alla Vergine: se vi è nel dipinto semplificazione e convenzionalità di composizione, queste possono ben essere attribuite alla relativa inesperienza e alla necessità di concludere, esigenza lontana dal suo spirito, un'opera della quale non poteva attribuirsi la piena responsabilità.

           Dal 1474 al 1478 risalgono il Ritratto di donna di Washington, identificata con Ginevra Benci - così si spiega il ginepro dipinto alle sue spalle - nata nel 1457 e andata sposa il 15 gennaio 1474 a Luigi di Bernardo di Lapo Nicolini, e la Madonna Benois di San Pietroburgo, opera che il Bocchi, nel 1591, menzionava nella casa fiorentina di Matteo e Giovanni Botti, "tavoletta colorita a olio di mano di Leonardo da Vinci, di eccessiva bellezza, dove è dipinta una Madonna con sommo artifizio et con estrema diligenza; la figura di Cristo, che è bambino, è bella a maraviglia: si vede in quello un alzar del volto singolare et mirabile lavorato nella difficultà dell'attitudine con felice agevolezza", descrizione che potrebbe riferirsi anche alla Madonna del garofano di Monaco di Baviera, che per l'originalità compositiva e la ricerca del rilievo appare svincolata da ogni influsso della bottega del Verrocchio.

 Il 10 gennaio 1478 , ormai pittore indipendente, riceve il primo incarico pubblico, una pala per la cappella di San Bernardo nel palazzo della Signoria; incasserà dai Priori 25 fiorini ma forse non iniziò nemmeno il lavoro, affidato allora nel 1483 a Domenico Ghirlandaio e poi a Filippino Lippi, che lo completerà nel 1485; quello stesso anno scrive di aver cominciato due dipinti della Vergine, uno dei quali si pensa possa essere la Madonna Benois.

           Ancora al 1478 è datata la piccola Annunciazione del Louvre, probabilmente parte della predella della Madonna con Bambino e santi di Lorenzo di Credi del Duomo di Pistoia, che avrebbe compreso anche la Nascita del Bambino del Perugino, ora all'Art Gallery di Liverpool e il San Donato e il gabelliere dello stesso Lorenzo, ora all'Art Museum di Worcester. L'unità di composizione, la coerenza e l'individualità della piccola tavola, posteriore ma lontana dall'Annunciazione di Firenze, ne confermano l'attribuzione concorde a Leonardo.Intanto, almeno dal 1479 non vive più nella famiglia del padre Piero, come attesta un documento del catasto fiorentino.Un disegno di impiccato, con annotazioni, conservato al Musée Bonnat di Bayonne viene collegato all'impiccagione, avvenuta a Firenze il 29 dicembre 1479, di Bernardo di Bandino Baroncelli, sicario di Giuliano de' Medici. Nel 1480, secondo l'Anonimo Gaddiano, Leonardo "stette....col Magnifico Lorenzo et, dandoli provisione per sé, il faceva lavorare nel giardino sulla piazza di San Marco a Firenze": l'acquisto del terreno da parte di Lorenzo è di quell'anno e pertanto Leonardo dovette eseguirvi lavori di scultura e restauro.

Se dell'incompiuto San Gerolamo della Pinacoteca Vaticana non si ha nessuna testimonianza documentaria, dell'Adorazione dei Magi, ora agli Uffizi, si sa che gli fu commissionata nel marzo 1481 dai monaci di San Donato a Scopeto, come pala dell'altare maggiore, da compiere entro trenta mesi; ma Leonardo non la consegnò mai e fu sostituita con un dipinto dello stesso soggetto, opera di Filippino Lippi.

           Fra la primavera e l'estate del 1482 Leonardo è a Milano: "Aveva trent'anni" - scrive l'Anonimo - "che dal detto Magnifico Lorenzo fu mandato al duca di Milano a presentarli insieme con Atalante Migliorati una lira, che unico era in suonare tale strumento". È a Milano che Leonardo scrive la cosiddetta lettera d'impiego a Ludovico il Moro, conservata nel suo Codice Atlantico, descrivendo i suoi progetti di apparati militari, di opere idrauliche, di architettura, di pittura e scultura, tra cui il progetto di un cavallo di bronzo per un monumento a Francesco SforzaNei primi mesi del 1489 si occupa delle decorazioni, nel Castello Sforzesco, per le nozze di Gian Galeazzo Sforza e Isabella d'Aragona, presto interrotti per la morte della madre della sposa, Ippolita d'Aragona, e scrive sul libro titolato de figura umana. Il 22 luglio Pietro Alamanni comunica a Lorenzo il Magnifico la richiesta di Leonardo di ottenere la collaborazione di fonditori in bronzo fiorentini.Il 13 gennaio 1490 riprendono i festeggiamenti per le nozze Sforza - Aragona, nei quali, scrive il poeta Bernardo Bellincioni nel 1493, "si era fabricato, con il grande ingegno et arte di Maestro Leonardo da Vinci fiorentino, il paradiso con tutti li sette pianeti che giravano e li pianeti erano rappresentati da uomini"; il 21 giugno è a Pavia insieme con Francesco di Giorgio Martini, su richiesta dei fabbricieri del Duomo. Intorno all'ultimo decennio del secolo risalgono gli importanti dipinti a cavalletto della Madonna Litta di San Pietroburgo, del Ritratto di musico alla Pinacoteca Ambrosiana, del Ritratto di donna, detto La Belle Ferronnière del Louvre e della Dama con l'ermellino, di Cracovia.

           Nel 1491 prende al suo servizio Gian Giacomo Caprotti, da Oreno, di dieci anni, detto Salaì – diavolo, un soprannome tratto dal Morgante del Pulci - che Leonardo definirà "ladro, bugiardo, ostinato, ghiotto", ma tratterà sempre con indulgenza. Cura i festeggiamenti per le nozze di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este e per quelle di Anna Sforza e Alfonso I d'Este. Nel 1493, per un tratto al seguito del corteo che accompagna in Germania Bianca Maria Sforza, sposa dell’imperatore Massimiliano d'Asburgo, si reca sul lago di Como, visita la Valsassina, la Valtellina e la Val Chiavenna. Il 13 luglio sembra aver ricevuto la visita della madre Caterina; esegue in creta la statua equestre per Francesco Sforza, la cui fusione fallisce l’anno dopo.Inizia nel 1495 l'Ultima Cena, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie e la decorazione dei camerini in Castel Sforzesco che interrompe nel 1496; a quest'anno, da una sua nota di spese per una sepoltura, si è dedotta la morte della madre. Nella sua LVIII novella, Matteo Bandello scrive di averlo spesso visto "la matina a buon'hora a montar su'l ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva dal nascente Sole sino all'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare et il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che non v'averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando tra sé, le sue figure giudicava. L'ho anche veduto (secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava) partirsi da mezzogiorno, quando il Sole è in Leone, da Corte vecchia, ove quel stupendo Cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure e di subito partirse et andare altrove".

           Del 2 ottobre 1498 è l‘atto notarile col quale Ludovico il Moro gli dona una vigna tra i monasteri di Santa Maria delle Grazie e San Vittore. Nel marzo 1499 si sarebbe recato a Genova insieme con Ludovico, sul quale si addensa la tempesta della guerra che egli stesso ha contribuito a provocare; mentre il Moro è a Innsbruck, cercando invano di farsi alleato l'imperatore Massimiliano, Luigi XII conquista Milano il 6 ottobre 1499. Il 14 dicembre Leonardo fa depositare 600 fiorini nello Spedale di Santa Maria Nova a Firenze e abbandona Milano con Salai e il matematico Luca Pacioli, soggiornando prima a Vaprio, presso Bergamo, nella villa di Francesco Melzi poi, passando per Mantova, ospite di Isabella d’Este, della quale esegue due ritratti a carboncino, giunge a Venezia nel marzo 1500.

            Nell'aprile 1501 è a Firenze, ospite dei frati Serviti nella Santissima Annunziata; qui disegna il primo cartone della Sant'Anna, la Madonna, il Bambino e san Giovannino, ora a Londra; in due lettere, Isabella d'Este chiede al carmelitano Pietro di Nuvolaria un ritratto da Leonardo o, in subordine, " un quadretto de la Madonna devoto e dolce como è il suo naturale", ma il frate le risponde che li suoi isperimenti matematici l'hanno distratto tanto dal dipingere che non può patire il pennello".Passato alle dipendenze di Cesare Borgia come architetto e ingegnere, lo segue nel 1502 nelle guerre portate da questi in Romagna; in agosto è a Pavia, e ispeziona le fortezze lombarde del Borgia. Dal marzo 1503 è nuovamente a Firenze, dove inizia La Gioconda e una perduta Leda; ad aprile riceve l'incarico dell'affresco della Battaglia d'Anghiari nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e a luglio è a Pisa, assediata dai fiorentini, insieme a Gerolamo da Filicaja e Alessandro degli Albizi per studiare la deviazione del fiume Arno e impantanare alcune zone limitrofe alla città. Portata con sé in Francia, La Gioconda fu vista ancora nel Castello di Cloux, residenza di Leonardo, e descritta da Antonio de Beatis, il 10 ottobre 1517, come "certa donna Fiorentina, facta di naturale ad istantia di quondam magnifico Juliano de' Medici", mentre Cassiano del Pozzo a Fontainebleau, nel 1625, scrive:     […] è ritratto di tal Gioconda. Questa è la più completa opera che di questo autore si veda, perché dalla parola in poi altro non gli manca".

           Identificata tradizionalmente come Lisa Gherardini, nata nel 1479, moglie di Francesco Bartolomeo del Giocondo, il dipinto, considerato il ritratto più famoso del mondo, non è tanto o soltanto un ritratto, ma è la natura, nel suo aspetto naturale,   così come la figura è l'elemento umano nella sua umanità: entrambi inseriti in un contesto armonico, come un fotogrammo del più vasto “Panta rei”.

           Il 9 luglio 1504 muore il padre Piero; Leonardo annota più volte la circostanza, in apparente agitazione: "Mercoledì a ore 7 morì Ser Piero da Vinci, a dì 9 luglio 1504, mercoledì vicino alle ore 7" e ancora, "Addì 9 di luglio 1504 in mercoledì a ore 7 morì Piero da Vinci notaio al Palagio del Podestà, mio padre, a ore 7. Era d’età d’anni 80. Lasciò 10 figlioli maschi e due femmine". Il padre non l’ha fatto erede e, contro i fratelli che gli oppongono l’illegittimità della sua nascita, Leonardo chiederà invano il riconoscimento delle sue ragioni: dopo la causa giudiziale da lui promossa, solo il 30 aprile 1506 avviene la liquidazione dell'eredità di Piero da Vinci, dalla quale Leonardo è escluso.Fa parte della commissione che deve decidere dove collocare il David di Michelangelo e riceve pagamenti dalla Repubblica fiorentina per la Battaglia di Anghiari fino al febbraio 1505: preparato il cartone, sulla scorta delle notizie ricavate dalla Historia naturalis di Plinio il Vecchio, prepara il muro a stucco della Sala di Palazzo Vecchio ove riprodurre l'opera, ma il fuoco acceso, che doveva fissare la sua Battaglia, non fu sufficiente e i colori colarono sulla parete. Perduto il cartone, le ultime tracce dell'opera furono coperte nel 1557 dagli affreschi del Vasari. Intanto, continua instancabile a viaggiare, nel 1506 è di nuovo a Milano, poi, sempre più spesso, a Roma. Nel 1513 Francesco I di Francia lo invita a corte ad Amboise. Accolto con molti onori, il maestro attende ai progetti per alcuni festeggiamenti e coglie l'occasione per proseguire la sua ricerca idrologica, iniziata  presso gli Sforza.

           Nel 1519, il 23 aprile, egli sente prossima la fine e decide di redigere un commovente testamento, nel quale non dimentica di citare tutti coloro che gli sono stati vicini. La morte giunge infatti il 2 maggio del 1519 ed il suo corpo viene sepolto in San Fiorentino ad Amboise, da dove  scomparirà, nel corso delle guerre religiose del XVI secolo, e se ne perderà ogni traccia.

 

 

 

 

   

Louvre, La Gioconda

 

San Giovanni

 

Ritratto di Ginevra Benci

 

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