MARILINA, LITZ E VIRNA
 

In barba ad ogni metafora

tre donne intorno al cor

inverano il mio erotismo

di adolescente settantenne

nella percorrenza strana

del mio superbo esiglio solitario

e nessuna di lor che sembri 

mai dolente e sbigottita,

mai discacciate e stanche di glamour

cui nessuna gente mancò mai.

 

Tanto sei bella e di tanta vertute

adornata di forma che porta al delirio

che Warhol fu forzato a dar vita

nella tua isteria sorridente, opulento

riso alfin felice, almen per un momento,

in serie multicolore e replicata

e Miller ne parlò dopo la caduta,

ma fu uno sguardo dal ponte

a traviarti e per fare di te una spostata

e a tramortirti fra rasi rossi

sognanti fruscii di bionde carezze

e carni d’avorio ben idratate

a preludere lo stupro estremo

per non vedere pronubi vendette

di calibro 6,5 di un Mannlicher-Carcano,

infine, nell’omicidio di Dallas

quale espiazione del tradimento.

Prima, sei stata consumata!

 

Tanto fosti bella e di tanta vertute

cresciuta in piccola donna ormai

nell’incanto di ingenue finte

prepubere malizie inconsapevoli

come bruno abbaglio dagli occhi d’angelo

lapislazzulo su nero corvino crine

di spiritata e infoiata Cleopatràs

qual gatta per il vitto sul tetto che scotta

fra le cartapeste di Roma fasulla a Cinecittà,

strega dal capriccio che rapisce,

concupita da militi in corazza romana di latta

sui marciapiedi incupiti dai bar ambulanti

di via Veneto traviata dalla dolce vita

e maritata e rimaritata nella sbornia

che ammenda la mezza età

di gonfi zigomi e stirate guance.

Sfiorì presto la tua beltà ammaliante!

 

Tanto rimarrai bella e di tanta vertute

vestita, Virna, eccentrica madonna

della provincia italica più vetusta

di grazia più classica

di sorrisi più seducenti

ideata da Leonardo e Raffaello

nel tuo incarnato d’incanto vellutato

intorno a quella bocca suggellata

da neo aggraziato nel sussurro

di parole d’incesto.

Eterno e dolce conservi il sorriso

nel biondo platino della chioma

digradante a onde fluenti

in linee di forme armoniche e simmetriche

che sanno di fascino non caduco

e non suggestionano pensieri impuri,

non solo quelli, almeno, ma ritraggono

gli effetti di un godimento totale

toccato agli enotri, infine, mentre guardano

affatturati un Carosello in bianco e nero

prima di allettarsi fra le coltri calde

nei tiepidi inverni consentiti dagli zefiri.

 

 

Ferdinando Dello Iacono

 

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