NEDDA (*)

 

 

 

Il sole riscaldava

come se fosse giugno,

solo morte  e miseria

ella stringeva in pugno.

L’amore del suo Janu

era l’unica certezza,

per una volta sola

desiderò l’ebbrezza.

 Le cime dei castagni,

le mosse, adagio, il vento,

nei grandi occhi neri

ondate di sgomento.

L’estate ancor durava

sull’erba che ingialliva,

un misero sorriso

sul lavoro che finiva.

Dopo ci fu silenzio

nel caldo del meriggio,

sognare e non morire

fu atto di coraggio.

L’ardore dell’amore

sentì nelle sue vene,

e tutto fu delirio

lanciato sulle pene.

Un gallo non lontano

cantò forte il suo verso,

scapparono lontano,

ma nulla fu diverso.

Una morale sterile

lo giudicò peccato:

  il frutto del suo ventre

fu presto condannato.

Perse, alla fine, il sogno,

la vita la sconfisse,

rimase sola al mondo:

dolor la crocifisse.

                              

Franco Pastore

 

(*) Trasfigurazione poetica della celebre novella del Verga.

 

 

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