(PIGMALIONE E GALATEA)
Artist:
Francois Boucher Pygmalion and Galatea 1750
PIGMALIONE E GALATEA
(Dalle “Metamorfosi di Ovidio – Libro X)
PERSONAGGI:
Pigmalione ( re di Cipro, abile scultore)
Afrodite ( dea dell’amore)
Galatea ( la scultura‚ il sogno)
Afrodite ( dea dell’amore)
Trama
Pigmalione, re di Cipro, era famoso per la sua abilità di scultore. Egli era così votato a quest'arte da rinunciare al matrimonio‚ convinto‚ che nessuna don-na poteva eguagliare le forme femminili‚ che egli stesso riusciva a modellare. C'era una statua d'avorio‚ alla quale egli aveva lavorato così a lungo e così appassionatamente da considerarla il suo ideale amoroso‚ ed era disposto a dare tutto ciò che possedeva‚ per vedere la statua farsi di carne, in modo che potesse amarla fisicamente. La ritoccava ogni giorno per renderla sempre più perfetta, e la notte le giaceva accanto, con la speranza di vederla trasformarsi in donna. Ornava Galatea‚tale era il nome che le aveva dato‚ di preziosi tessuti e di gioielli, ma ciò nonostante ella rimaneva di avorio. E giunsero i riti pro Afrodite, dea protettrice dell'isola e dell’amore. Pigmalione allora si recò al tempio della dea, con ricche offerte‚ per rivolgerle una preghiera appassionata: chiedere alla dea dell'amore di dare la vita a Galatea‚ per farne la sua sposa. La dea‚ sentendosi così invocata, fece innalzare le fiamme dell'altare fino al cielo per tre volte, e acconsentì alla trasformazione. Pigmalione corse a casa, per di abbracciare la sua amante e‚ quando arrivò‚ vide la statua d’avorio trasformarsi: il suo petto sollevarsi, i suoi occhi schiu-dersi. Egli‚ quindi‚ afferrò la sua mano e sentendola diventare calda e soffice riuscì a sentirne il polso palpitare.
Finalmente‚ il sogno d’amore si era realizzato. I due si sposarono ed ella diede alla luce Pafo, che successe a Pigmalione e fu il padre di Cinira, il quale fondò a Cipro la città di Pafo e vi costruì il famoso tempio in onore di Afrodite.
( P. Ovidio Nasone – Le Metamorfosi – Libro X versi 238-297.)
(PROLOGO)
Quanto sei bella!
Se tu fossi vera
Ti amerei
Dall’alba fino a sera
E di notte‚
farei di più ancora:
ti coprirei di stelle‚
ad ogni ora.
Se primavera
potesse risvegliarti‚
e il sole
Infonderti la vita!
Ma è solo un sogno
fatto ad occhi aperti‚
Io posso solamente
piangere e mirarti .
E bacio
le tue forme senza vita:
questo tuo seno freddo‚
senza calore‚
I glutei perfetti sotto le dita
ed il tuo grembo
sterile d’amore.
Ti manca‚ dunque‚
il dono della vita!
Darei la mia
per sentirti viva‚
per carezzarti‚
per giacerti accanto
e suggerti gli umori‚
farti da manto.
Poi‚
con la forza dell’amore‚
sublimarti di baci
e di languore.
O tu crudele!
Nulla ormai ti sveglia!
Nemmeno questo pianto di dolore‚
di un re scultore‚
che muore per amore.
O Afrodite‚
custode dell’amore‚
Io offro a te
le pene del mio cuore !
Tu che dal mare
nascesti per Urano‚ (1)
tu che amasti Anchise (2)
e poi Adone‚ (3)
alimentando
l’invidia di Giunone‚(4)
ascolta le mie preci
o grande dea:
rendimi viva
la bella Galatea!
Con me ti pregano
Cupido e il dio Marte‚
signore della guerra
e del tuo cuore‚ (5)
dai la vita a chi ho dato amore!
Versasti lacrime
sul corpo del tuo Adone
e dalle membra sue
creasti un fiore: l’anemone (6)
testimone del dolore‚
lì tra le selve‚
dove l’amasti un di.
Queste fanciulle
che mi sono intorno‚
seguaci di tuo figlio:
il dio Imene‚ (7)
ti pregano con me‚
o grande dea‚
dona la vita
alla mia Galatea!
(EPILOGO)
Per tre volte‚
le fiamme dell’altare
si fecero alte‚ fino al cielo.
La dea acconsentì
a quell’amore
e Pigmalione vide
il suo bel fiore
colorarsi di rosa‚
lentamente.
Divenne vera
ed era sorprendente
la grande sua bellezza‚
in ogni dove:
le guance con il seno‚
i glutei belli
il ventre piatto
e l’inguine:
gioielli
di rara ed indicibile beltà.
Gli occhi erano stelle
e la bocca:
un sogno proibito‚
uno scrigno di gioie
e di amorini‚
la voce:
un coro di violini
ed un invito all’amore
e nulla più.
Pigmalione
non resistette più:
La prese mille volte
ed altre ancora‚
il desiderio s’ingigantiva ogn’ora.
La riempì d’amore
e di passione
ruppe ogni indugio
e perse la ragione.
La fece subito sua sposa‚
le diede un regno‚
le diede ogni cosa‚
al suo tesoro‚
al suo bocciol di rosa.
Poi‚ nacque Pafo
e da lui Cinica‚
che dedicò un tempio
ad Afrodite‚
la dea della bellezza
e della vita.
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NOTE:
(1) Secondo la tradizione classica‚ Afrodite‚ Venere per i Romani‚ nacque dalla schiuma del mare‚ fecondata da Urano.
(2) Secondo Omero‚ Venere‚ presa da folle amore per l’eroe troiano Anchise‚le abbracciò rimanendo incinta di lui e partorendo Enea‚ da cui sarebbe nata la stirpe dei romani. Anchise‚ per essersi gloriato dell’amor divino‚ fu condannato a rimanere paralizzato.
(3) Adone fu il grande amore di Afrodite‚ era un bellissimo cacciatore‚ che fu ferito a morte da un cinghiale. La dea ne ebbe pietà e‚ dalle sue carni insanguinate fece nascere un fiore: l’anemone.
(4) Giove fece un concorso di bellezza tra le dee dell’Olimpo e tre erano le favorite: Giunone‚ Minerva ed Afrodite. Fu chiamato a giudicare il troiano Paride‚ figlio di Priamo‚ il quale diede il pomo della vittoria alla dea dell’ amore‚ che lo ricambiò con l’amore di Elena‚ moglie di Menelao‚ il quale‚ a sua volta‚ diede il via ad una guerra contro Troia che durò dieci anni.
(5) Marte si dice sia stato uno degli amori di Venere‚ tanto che fu sorpreso in atto adulterino dal marito di lei‚ il brutto dio Vulcano.
(6) Fiore sbocciato‚ per volere di Afrodite‚ dalle carni ferite di Adone‚ che ha i petali ritoccati di rosso‚ all’interno.
(7) Imene‚ figlio di Afrodite.
Franco
Pastore
( da “
AMORE E MITO)