Il morto importante

 

 

Un piccolo drappo nero, al lato del portone, dava il triste annuncio che il Professor Rossetti Guido, docente di antropologia, presso l’Ateneo cittadino, aveva reso la sua bella anima a Dio. A quello della famiglia, si univa il manifesto dell’Università e quello del Ministero, con cui il Rossetti aveva avuto a che fare, per via di un progetto sui rapporti internazionali, cui aveva collaborato.

La salma fu portata in chiesa, dove il prete ebbe modo di ricordarne la figura di spicco e l’uomo modesto che, alla cultura, aveva unito dignità e spirito cristiano.

La vecchia vedova era accompagnata dalla figlia quarantasettenne e da alcuni amici di antica data che, per l’inclemenza del tempo, scomparvero, man mano che il corteo procedeva verso il camposanto. Quando il colonnello dei carabinieri batté i tacchi per l’ultimo saluto alla salma, tossì imbarazzato: vicino alla bara scura e lucida vi era solo la vedova, distrutta dal dolore e senza più lacrime da piangere. All’indomani, erano scomparsi pure i manifesti, sotto quelli dei morti di freschi, di quel fine settimana.

Il lunedì mattina, sembrava fosse iniziato un giorno come tanti, niente di eccezionale nel mondo politico, nessuno spettacolo interessante, nessun morto ammazzato e nessuno era stato licenziato. Il sole era sorto alle sei e trenta e la città brulicava di persone affaccendate ed impegnate come ogni inizio settimana, quando in un basso di via Fornelle, Raffaele Esposito, in arte Rafiluccia,  spirava tra le braccia di comare Assunta, una sua buona vicina, di professione “prostituta di fila”. Dopo di avergli chiuso gli occhi, la donna, in lacrime, uscì dal basso gridando:

- Marònna, bella ge’!, E’ morta Rafiluccia ‘a puttàna!-

Fu come il segnale di una battaglia! In breve tempo, tutti i femminielli    della città si passarono la voce e decisero che a quei funerali non si poteva mancare, ne andava di mezzo il buon nome della categoria. Le prostitute avvertirono forte l’impulso della solidarietà ed, in breve, cominciarono ad arrivare corone e cuscini di fiori che, piano piano, occuparono tutta via Fornelle ed anche di più. Si iniziò a parlare di lotta di classe, di uguaglianza nella diversità, di doverosa partecipazione e qualche voce giunse ai sindacati, che si preoccuparono subito di far sentire la loro presenza, specialmente quelli di sinistra, che si sentivano più vicini al popolo. Qualche dirigente informò la direzione del partito, che si mobilitò all’istante, producendo manifesti ed inviando sul posto i suoi rappresentanti più onorevoli. Quando il prete, don Gaetano Masticoni della chiesetta di S.Lucia, vide tutto quel movimento, si preoccupò di avvertire S.E. il Vescovo, che ritenne necessaria una presenza più incisiva di Santa Madre Chiesa e decise, all’istante, che avrebbe gestito di persona il rito funebre, magari con una messa binata, condotta in forma solenne.

Il sacrestano preparò la chiesetta, senza risparmiare sugli addobbi e le luci, accese gli altoparlanti esterni, in previsione di una grande partecipazione ed il segretario di sua eccellenza chiamò il padre tenore, per i canti funebri ed il coretto di S.Sebastiano. Il dottor Maffei, giornalista del quotidiano locale, pensando di fare uno scoop, chiese al giornale la collaborazione di un buon fotografo e gli fu inviato addirittura Alfredo Roccia, diventato famoso per i suoi servizi sui disordini in Iraq. Il Roccia, dal canto suo, cercò di pagare un vecchio debito con un amico giornalista di rete quattro, che si presentò subito sul posto con la sua equipe per un servizio dal vivo.

A questo punto, la partecipazione di rai tre era scontata.

Prefettura e Questura vennero allertate e fu predisposta, per i funerali, la chiusura al traffico di tutto il centro cittadino. Il sindaco, allora, riunì il consiglio comunale e si decise un giorno di lutto cittadino con la bandiera a mezz’asta.

Quando le riprese iniziarono, diecimila persone ascoltavano le parole del vescovo, una folla immensa, immobile e commossa si estendeva tra le mura grigie del centro storico ed i giardini del lungomare, dove “Rafiluccia “, quando era in vita, era solito passeggiare, ancheggiando esageratamente e lanciando occhiate di fuoco ai giovanotti in panchina.

Durante l’omelia, quando il vescovo pregò:

- Signore accogli nella tua gloria  nostro fratello Raffaele…- qualcuno tra la folla gridò:

- San Raffaele del “vascio”, aiutaci tu!-

 Mentre abbassava, per riguardo al morto, la saracinesca del bar, un cameriere del Varese, rivolto al collega, disse: 

 - Questo si che è un morto importante!-

 

Franco Pastore

 

 

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