PREGHIERA DEL 29 GENNAIO

 

Serena giornata e buon fine settimana, che bel sabato, oggi 29 gennaio! E’ un giorno che annuncia «fausto» perché ha visto nascere un Poeta che stimo e ammiro la sua opera più della mia. Auguri Poeta dalle «Impronte digitali sull’anima», non farci mancare il tuo canto dolce, melodioso e crudo, come una sinfonia di Beethoven. Mi auguro che dalle tue parti non faccia tanto freddo e il cielo sia colorato non come a Roma che è plumbeo, sembra acciaio colato.

L’alzata di testa di lasciare il lavoro sicuro per l’avventura artistica mi fece passare giorni tristissimi, da riccone che spende  e spande ad uno costretto a lesinare il biglietto del cinema per vedere Tyron Power ne «Il principe delle volpi» agli stessi amici cui avevo sempre fatto divertire con i miei soldi, i quali con la faccia… impeccabile dei parassiti me lo negarono. L’accaduto mi addolorò e non poco, anche perché non ero solo ma con me c’era Vir. E fu proprio lei, angelo benedetto, che mi fece desistere dall’elemosinare…

- Non fa niente – disse – non ti preoccupare – il biglietto lo potrei pagare io ma non lo faccio perché so che ti offenderesti.

Mi afferrò per mano e piano piano cantando, come uccelli liberi, ci avviammo verso i Camaldoli, dove rimanemmo fino a tarda sera. Io a raccontare e raccontare (ero diventato così logorroico, che se ci penso mi dico senza tema: «che piattola che ero!») e lei mi ascoltava come chi ascolta la messa; mi guardava con la bocca semiaperta e lo sguardo languido, fisso nelle  pupille, diceva che era il solo modo per leggermi nell’anima. Come l’ebbi lasciata all’entrata di casa sua, mi sedetti sulla lunga scalinata, che dal liceo Sannazzaro porta alla Santarella, tirai fuori il quaderno, le lacrime cominciarono a scendere irrefrenabili, soffrivo per il voltafaccia di pseudo amici e per la dolcezza con la quale Vir mi aveva tolto d’impaccio perché, sicuramente, avrei detto cose di cui dopo mi sarei vergognato, rimasi seduto come una statua al centro della scalinata col quaderno aperto, la penna in mano e lo sguardo lontano, nel vuoto.

Il mattino dopo aprii il quaderno, volevo scrivere le sensazioni provate e mi accorsi di aver scritto, la sera prima, questa preghiera: 

PREGHIERA

 

Tutto quel che m’è dato

è tuo gratuito dono,

ed io l’accetto, Signore,

deciso a non ribellarmi.

Ma come è grande quel peso

d’ansiosi tormenti!

Ed è pur sempre un dono

che solleva me indegno

al dolore che pare la via

al tuo Regno.

 

Reno Bromuro

 

 

 

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