STORIE DI TUTTI I GIORNI

 

L' ho conosciuto in un bar. Che bell'uomo pensai! bevvi con la solita calma il mio caffè,con tranquillità, nonostante i suoi occhi addosso,che incominciavano già a spiarmi. Bevvi il mio caffè, girando lentamente il cucchiaino, perché il caffè mi piace dolce, lo sguardo volutamente distratto.Lho guardato solo pochi secondi,come mi sono costati quei secondi!I capelli lunghi, castano scuro,gambe lunghe,vestito di bianco,un aspetto da marinaio. L'ho guardato come si può guardare un uomo qualunque,non potevo lontanamente immaginare come lo avrei amato!Non sapevo che sarebbe entrato nella mia vita come il figlio che non ho avuto,come il padre che mi è mancato,come il marito prepotente e distratto che non ho avuto,come il gattino che mi è morto in mano,quando ero piccola,come ho pianto!Come ti chiami?-Hichem.-Che nome è?-Turco- risponde,-piaceva a mia madre,ma io sono algerino-. Si toglie gli occhiali. Se avessi avuto vent'anni sarei fuggita da quello sguardo:rapace! Sono andata avanti perché sono attratta dal pericolo,e perché ho cinquant' anni,sentivo che ce l' avrei fatta. Incomincia una corte discreta,intelligente,sì perché lo è intelligente. Incomincio a guardarlo sul serio.Non mi dice niente.Lo chiamo il giorno dopo,non viene al telefono. Mi telefona dopo due giorni, mi dice-ciao amore-Stamattina sono scesa a piedi giù alla rada,ho preso il caffè in un bar qualunque e poi mi sono affacciata sulla terrazza del porto.Secondo me l' ho vista con i tuoi occhi,quel mare celeste grigio di prima mattina,le barche dei pescatori che andavano e venivano,e la gente appena sveglia che comprava il giornale, quell' aria fresca!Tu mi hai dato questa voglia discendere a piedi la mattina,erano anni che non prendevo il tram,mi era passata la voglia di .vivere,adesso vivo,adesso esco di casa con entusiasmo come fai tu.Chi avrebbe mai immaginato che sarei uscita di casa alle due e mezza, sotto il sole,come fai tu,come fai tu. Esci di casa con i capelli bagnati,come può solo chi non ha paura nemmeno di prendere un raffreddore!E passato un anno da quel primo incontro,vorrei scrivere tutto,non lo so se ci riuscirò. Forse potrò descrivere quella volta che entrasti nel mio letto e mi accarezzasti come….non ero in quel letto,ero sopra una stella,ti dissi:ti amo. Mi dicesti anch'io col vocione.Mi è sempre piaciuto quell'accento francese,io non ci penso che non sei italiano,poi ,all'improvviso dici:sai mi sono abitato……vuoi dire abituato?Abito in questa casa da un anno,uso la macchina e,sicuramente passa un pullman da qui,prima non l' avevo mai sentito.Ora lo sento ,che arriva,che frena,scendi,sento il portone che sbatte,infili la chiave nella porta. E come se il mio cuore che sta sempre con te,si riunisse a me quando torni,è come se mi dicesse, è qui stai tranquilla: dorme!Ti ho spedito lontano da me,non posso amare nessuno così tanto ,solo il mio bambino, lo devo a gesù che mi ha dato cento volte la vita il mio cuore non può appartenere a nessuno solo a lui. Gilda incomincia a soffrire,cerca di incontrarlo,va per strada dove sa che potrà incontrarlo,si rivede vent' anni prima,quando anche lei, incerta del suo destino camminava nella strada. Ripensava al suo primo giorno di lavoro. Arrivò in quella cittadina una domenica sera,aveva prenotato l' albergo!Scende dal treno,nessuno,tutto buio una piccola stazione. Si volta ,il treno,il suo unico appiglio, è già partito.Niente taxi! Qualcuno le dice: di là:Prende le due pesanti valigie,una a destra e una a sinistra e s' incammina per un viale buio del quale non vede la fine. Arriva davanti al portone dell' albergo senza incontrare nessuno. Dopo una interminabile mezz'ora qualcuno le apre e si ritrova in una grande stanza da letto, sola come un cane! La vita non le regalerà niente alla fine.Sarà sempre così la sua vita,un grande viale buio del quale non vede la fine,due grosse valigie da portare da sola!ogni tanto qualcuno l' aiuta a portarle,ma òpoi alla fine sempre da sola le porta ,e fa sempre più fatica!
 

 

annamaria chianese bruni

 

 

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