FRA 35 ANNI
(di Raimondo E. Casaceli)
Ci era stato chiesto di scrivere una storia ambientata nel futuro, nel 2050 o addirittura nel 2078, ma purtroppo non ho fantasia, e se uno la fantasia non ce l’ha non se la può dare, tanto per parafrasare un Don Abbondio di manzoniana memoria. Quando oramai mi ero arreso ecco che avviene l’imprevedibile: una tempesta fortissima, nonostante sia aprile. Un lampo nella mia stanza, rimango abbagliato per qualche attimo. Quando riesco a riaprire gli occhi vedo sul mio tavolo oggetti che non avevo mai visto, sembrano dispositivi per computer. Ne prendo uno, sembra proprio una pendrive, la collego istintivamente al pc, sì è proprio una pendrive ma ha una capacità di 1 Tb, non ne avevo mai viste di questa potenza. Ancora una volta agisco di istinto, sono ancora scosso e non mi rendo nemmeno bene conto delle mie azioni, provo a scaricarmi tutto il contenuto. Un altro lampo, sparisce tutto. Qualcosa però sono riuscito a scaricarmi, sono file word. Provo ad aprirli, mi compare un messaggio che dice che sto aprendo il file con una versione più vecchia di Word ma che potrò comunque visualizzare il file. Solo allora capisco cosa è successo, una tempesta magnetica doveva aver aperto per brevi istanti un varco temporale per cui ho visualizzato oggetti che si trovavano nello stesso spazio ma in un tempo diverso. Mi rendo conto di essermi scaricato una specie di diario che ho scritto, anzi che scriverò, fra più di 30 anni. La cosa sinceramente mi meraviglia, non sono tipo da diari ma d’altra parte noi cambiamo, ci evolviamo, ci modifichiamo con l’ambiente, 30 anni fa ero un’altra persona, e fra 30 anni ne sarò ancora un’altra, che magari raccoglierà le sue esperienze in un diario. Allora incollo qui pagine di questa specie di diario non perché possa essere interessante quello che farò fra 30 anni ma perché potremo avere modo di capire qualcosa del futuro che ci aspetta, delle tecnologie che verranno utilizzate (lo spero almeno, confesso che ho solo dato un’occhiata superficiale ma al momento non ho letto ancora nulla)
18 ottobre 2049
Avevo ricevuto questo invito dall’università, erano passati 32 anni dalla laurea, chissà perché mi hanno invitato… e perché non mi hanno mai invitato prima? Sì, 32 anni e sono ancora vivo e vegeto. Alla mia età mia madre aveva preso l’Alzheimer, io invece non ho nessun segno di degenerazione cerebrale, del resto grazie al prof. Witoldlem Gombrokapuściński che aveva introdotto una multiterapia a base di parassosimatostarina questi tipi di malattie erano oramai scomparse.
- Mi mostra il suo invito? – mi fanno all’entrata.
- Eccolo. –
- Mi mostra i suoi documenti, o ha il chip? –
- No, sono troppo vecchio per il chip –
- Ma se se lo è impiantato anche mio nonno che ha 92 anni, comunque… lei è Raimondo Casaceli, si è laureato qui nel 2017? –
- Sì sono laureato in Scienze della comunicazione. –
- D’accordo vada pure. Siamo selettivi perché non è una semplice apertura di un anno accademico, sono presenti tutti i mass-media per cui dobbiamo limitare l’accesso. Vada per via Suor Orsola se vuol prendere l’ascensore, qui è in manutenzione, stanno cambiando il motore lineare magnetico. Non è come ai suoi tempi, ora che gli ascensori non hanno più bisogno di cavi può arrivare anche al sesto piano ma non oggi purtroppo… –
Ascolto il suggerimento e vado a via Suor Orsola, in ascensore mi ferma una ragazza: - Raimondo ti ricordi, ci siamo conosciuti l’altra volta, hai fatto lo stage in radio con mia madre. Penso che sai ancora usare il mixer, non è cambiato molto da allora!
- Sono laureato in Scienze della comunicazione. –
- Lo so, ti sei laureato lo stesso anno di mamma. Seguimi. – Usciamo dall’ascensore e entriamo in uno studio radiofonico. - Mi puoi sostituire un momento che scendo un attimo? –
- Sono dottore in Scienze della comunicazione. –
- Appunto, per te sarà facile, mi raccomando non premere il tasto verde perché mette in azione un dispositivo laser che si userà questa sera alla festa ma ora potrebbe essere pericoloso. D’accordo?
- Certo.
- D’altra parte sta andando in diretta il discorso del rettore Pedalino, non devi fare nulla, solo controllare i livelli del volume. Allora vado, ti ricordi il tasto che non devi premere?
- Quello verde, ho capito!
- Ok vado…
Mi dà fastidio quando mi trattano da vecchio rincoglionito, certo che mi ricordo quello che devo fare! Vediamo piuttosto di alzare un po’ il volume, da quando è stata eliminata la modulazione di frequenza e le radio trasmettono tutte via web, Run Radio, la radio dell’università, non ha più un ascolto di nicchia. Ma come si aumenta il volume, qui vedo tutto alzato ma non si sente nulla… un momento, c’è un tasto verde. Sì ora mi ricordo, comanda un sistema di amplificazione supplementare, basta premerlo… ecco fatto.
25 marzo 2050
Una impiegata all’entrata: - mi mostra il suo invito?
- Eccolo –
- Lei è? Ah sì mi ricordo di lei, è venuto anche l’altra volta. Purtroppo un incidente ha interrotto la cerimonia di apertura e l’inaugurazione dell’aula Moretti non si è più fatta.
- Cosa è successo? –
- Un incidente in sala radio, è saltato il sistema laser, ci sono stati anche dei feriti –
- È stata colpa della ragazza che era di turno lì, si è allontanata e ha lasciato al suo posto un vecchio insallanuto… - interviene un altro.
Entro nell’ascensore, due vecchiette, avranno 50 o 60 anni, stanno parlando tra loro: - capisco che si intitola un’ aula a un personaggio importante ma il prof. Moretti morì di infarto proprio perché durante l’inaugurazione di un corso basato sulla scrittura verbale, che in pratica sanciva la morte della scrittura tradizionale, si è messo a urlare come un pazzo “una università non può accettare e avallare questo scempio, non si può eliminare la scrittura, questo non è un lavoro ben fatto!” ed è morto sul colpo. –
- Forse lo spiegherà Simone durante il suo discorso. Te lo ricordi Simone? –
- A proposito – fa una di queste vecchiette indicandomi – ma tu sei Raimondo, ti ricordi di me, sono Ilia!
– Certo, io sono laureato.
– Lo so che sei laureato, tutti lo siamo. È da anni che non torno qui, ma la mia azienda ha avuto l’appalto per il catering e per gli arredamenti, ci occupiamo noi di tutto. E tu che fai di bello?
- Sono laureato.
– Ilia ma non hai capito che Raimondo si è rincoglionito? Mi chiedo come ha fatto ad arrivare fino a qui da solo.
– Zitta Chiara, vabbè ci vediamo dopo Raimondo, ciao – Non ho capito che intendevano dire ma ho tutto sotto controllo. Esco dall’ascensore e mi reco verso l’aula.
– Mi scusi vorrei farle una domanda – Mi fa un tizio all’ingresso dell’aula – Stiamo facendo una statistica, mi può dire quale facoltà aveva seguito?
– Io sono laureato.
– Naturalmente, tutti quelli che sono qui sono laureati, le chiedevo in cosa!
– Sono dottore in scienze.
– Ma scienze che? Scienze dell'educazione, scienze della comunicazione, scienze del servizio sociale, scienze e tecniche di psicologia cognitiva, scienze informatiche, scienze delle acquisizioni uditive, scienze della dizione, di che scienze si tratta?
- Eh.
13 luglio 2050
Mi è arrivata una raccomandata dall’istituto di Neurologia collettiva Cosimo Varriale. Questi mi vogliono rinchiudere nell’istituto, fanno sempre così con le persone anziane che non ragionano più, dovrebbero curarli, guarirli ma in realtà non è mai uscito nessuno vivo da quei posti. Ma non è il mio caso, io ho tutto sotto controllo, a parte che prendo la parassosimatostarina da quando ho 60 anni, ma anche se così non fosse stato ho sempre tenuto il mio cervello in allenamento. Del resto sono laureato in scienze, quindi sono uno scienziato, e uno scienziato non si chiude in un manicomio.
- Buongiorno – dico all’impiegata allo sportello dell’istituto. – Mi è arrivata la vostra comunicazione. Io sono un grande scienziato, ma come vi siete permessi?
- Si calmi, ha il chip?
- No.
- Ecco, se lo aveva si sarebbe collegato al terminale e sarebbero usciti tutti i suoi dati, e una persona anziana dovrebbe metterlo, grazie a questi chip siamo sempre monitorati, al minimo segnale di allarme una struttura medica si reca dal soggetto e interviene celermente.
- Nemmeno io ho il chip, non mi farò mai aprire il cervello, e se poi ci condizionano la mente? – interviene una collega dell’impiegata.
- Ma piantala di dire fesserie! Va bene, torniamo a noi – dice rivolgendosi di nuovo a me - ha la pratica con se?
- No.
- Mi dia le sue generalità
- Sono laureato.
- Ho capito ma mi servono i suoi dati per poter accedere alla sua pratica. Nome e cognome prego.
- Eh.
Raimondo E. Casaceli Il mio sogno fin da piccolo era quello di laurearmi in ingegneria, ecco perché fra massimo due anni sarò dottore in scienze della comunicazione. Capisco che... continua a leggere |